In questo numero

Trascorsi dieci anni dalla morte di Alessandro Liberati, Recenti Progressi ha raccolto contributi di forma diversa che abbiamo voluto dedicare a lui. Sono riflessioni su temi di grande impatto sulla salute delle persone, come il cambiamento climatico, la gestione politica e sanitaria della pandemia, i ritardi della ricerca. Altri sono ricordi che rendono omaggio ad una persona speciale, offerti ai lettori in forma di lettera o di consigli di lettura ad un amico. Altre ancora sono analisi e proposte puntuali che tornano a considerare questioni sulle quali si è soffermata a lungo l’attività di ricerca di Liberati, come l’accesso alla conoscenza e la partecipazione reale dei cittadini al percorso di cura e all’assistenza in una società che nel frattempo è cambiata.

Nel 2005, Liberati lamentava che uno dei limiti del movimento che riconosceva nel metodo della medicina basata sulle prove era il non avere tempestivamente capito l’importanza di fare i conti con «lo sbilanciamento strutturale nei meccanismi di produzione delle conoscenze, la storica resistenza a politiche di effettivo empowerment dei cittadini e dei pazienti, la forte resistenza dell’establishment medico sia al cambiamento, sia a sottoporre il suo operato a verifica esterna, il forte ritardo culturale, oltreché pratico, dei sistemi sanitari nel cogliere l’importanza della ricerca, dell’innovazione e del coinvolgimento attivo e partecipato dei cittadini»1. In definitiva, gran parte dei problemi era nel successo troppo precoce della evidence-based medicine (successo più di critica che di pubblico, a dire il vero) che l’aveva trattenuta dall’operare analisi più complesse, preferendo «proporre uno scenario epistemologico semplificato e, come tale, più facilmente vendibile»1. Ma non è mai troppo tardi per diventare adulti, concludeva.

A livello internazionale, anche se resta tanto da fare, quel movimento ha dimostrato di essere adulto per esempio nella messa a punto e nell’adattamento costante di strumenti come il Grade (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation), nella riconsiderazione del metodo di lavoro alle revisioni sistematiche per renderle più tempestive ed utili, nella traduzione dei risultati della ricerca in indicazioni utili ai decisori e clinici, come sta avvenendo nell’esperienza del mapping delle linee guida covid-19 svolto dal Department of health research methods, evidence, and impact della McMaster University3.

Difficile essere altrettanto ottimisti guardando ai risultati raggiunti in Italia. Soprattutto, sembra che il conflitto di cui era indubbiamente portatore lo sguardo della medicina basata sulle prove – nei confronti della medicina accademica, dell’operato di molte società scientifiche, della collusione tra interessi di ricercatori e industrie – si sia composto in una convivenza sospetta tra i diversi attori della sanità e della politica sanitaria. La difficoltà di “rendere evidenti le prove”, di potersi affidare ad esse per prendere decisioni con ragionevole sicurezza, l’inaffidabilità di gran parte dei risultati di una ricerca mal disegnata e peggio condotta fanno somigliare il futuro più ad una minaccia indeterminata che ad una promessa carica di contenuti4. Non è un caso che se c’è un elemento che distingue oggi chi si richiama ai principi della medicina delle prove è il riconoscimento dell’incertezza come costante compagna di strada.

Anche per questo abbiamo pensato che valesse la pena di proporre una raccolta di contributi come quelli che seguono, correndo il rischio che possa essere percepita come commemorativa e, per questo, tutto sommato non necessaria. L’obiettivo non è quello di celebrare Alessandro Liberati e il suo lavoro. Lo scopo è invece conservare e sostenere il ricordo dei valori ai quali è stata ispirata la sua vita, per risvegliare il senso di appartenenza ad una comunità. «La memoria e l’oblio non rappresentano infatti terreni neutrali, ma veri e propri campi di battaglia, in cui si decide, si sagoma e si legittima l’identità, specie quella collettiva»4.

Bibliografia

1. Liberati A (a cura di). Etica, conoscenza e sanità. Evidence-based medicine tra ragione e passione. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2005.

2. Elliott J, Lawrence R, Minx JC, et al. Decision makers need constantly updated evidence synthesis. Nature 2021; 600: 383-5.

3. Lotfi T, Stevens A, Akl EA, Falavigna M, Kredo T, Mathew JL, Schünemann HJ; eCOVID Collaborators. Getting trustworthy guidelines into the hands of decision-makers and supporting their consideration of contextual factors for implementation globally: recommendation mapping of COVID-19 guidelines. J Clin Epidemiol 2021; 135: 182-6.

4. Bodei R. La speranza dopo il tramonto delle speranze. Bologna: il Mulino, 1991; p. 333. Ripubblicato in: Bodei R. Libro della memoria e della speranza. Bologna: il Mulino, 1995.