In questo numero

Nel suo Editoriale, Carlo Saitto discute la tensione che nasce tra i clinici e i decisori di politica sanitaria dall’interpretazione dell’efficienza come prodotto di un’economia delle prestazioni e non dei risultati (pag. 635). Uno degli effetti è la privatizzazione dei rapporti di cura per proteggerli – per così dire – dai vincoli dell’efficienza. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, in ogni Regione italiana.

L’attrito tra la politica e l’assistenza/presa in carico del cittadino e del malato è trasparente anche nel drammatico problema del suicidio medicalmente assistito (SMA): come spiega Giuseppe Gristina (pag. 638) il DdL 3101 ignora non solo i problemi concreti della persona che chiede il SMA per accelerare il proprio percorso di morte, ma anche le esigenze dei professionisti sanitari che di quella stessa persona si prendono cura. Luigi Riccioni riflette proprio su questi aspetti (pag. 649), auspicando una normativa in grado di mettere anche i medici tendenzialmente contrari al SMA nelle condizioni di poter accettare di prestare assistenza a una specifica persona malata valorizzando in modo “supremo” la relazione di cura.

Servirebbe dunque una politica sanitaria capace di “accelerare” non solo per rispondere alle esigenze delle industrie – beninteso, spesso legittime e “produttive” anche per il benessere del sistema Paese – ma anche per dare riscontro ai bisogni di cura espressi dai cittadini e dal personale curante.

Le immagini che troviamo nelle pagine che seguono offrono la possibilità di ritrovare alcuni momenti della vita di Archibald Cochrane, figura più che evocata da Carlo Saitto nel suo contributo. Forse, quella che meglio sembra sintetizzare la “filosofia” della medicina basata sulle prove vede Archie spiegare a un minatore la fibrosi massiva progressiva che lo aveva colpito: evidenze, esperienza clinica, emozioni e aspettative del malato.