Nelle persone anziane i punteggi per depressione e ansia possono migliorare grazie a programmi di arte-terapia di gruppo

In older people depression and anxiety scores can improve with group-based arts programs.

Daniele Ferrari1, Allen F. Shaughnessy2

1Scuola di formazione specifica in Medicina generale, Trento; 2Department of Family medicine, Tufts University School of Medicine, Boston, Massachusetts, Usa.

La rubrica POEMs è a cura di Peter K. Kurotschka (Department of General Practice, University Hospital Würzburg, Germany).

Domanda clinica. I programmi di arte-terapia di gruppo sono efficaci nel miglioramento della depressione e dell’ansia?

Punto chiave. I punteggi delle scale che valutano la depressione e l’ansia possono migliorare nelle persone anziane, soprattutto quelle che vivono nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa), se vengono coinvolte in programmi di attività artistiche di gruppo – danza, musica, arti visive o scrittura creativa.

Finanziamento: fondazione privata.

Disegno dello studio: meta-analisi di studi clinici controllati.

Livello di evidenza: 1a.

Setting: multipli (meta-analisi).

Sinossi. Si stima che nel 2030 nel mondo 1 persona su 6 avrà più di 60 anni e in questo sottogruppo di popolazione i problemi di salute mentale attualmente raggiungono una prevalenza del 14%1. Da più di 10 anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità propone un programma di interventi per i disturbi mentali (oltre che neurologici e da uso di sostanze) in contesti sanitari non specializzati, il cosiddetto mhGAP - Mental Health Gap Action Programme2. Gli interventi psicosociali rappresentano uno dei pilastri di queste linee guida e propongono il mantenimento delle attività quotidiane e la partecipazione alla vita comunitaria e ad altre attività sociali a tutte le età2.

La presente revisione sistematica3 è stata condotta seguendo le linee guida PRISMA4. La meta-analisi ha incluso 39 studi clinici controllati, valutando l’impatto di attività artistiche di gruppo – per la maggior parte arti performative (danza e musica) e arti visive (pittura e scultura) – su persone anziane (dai 65 agli 84 anni, con la maggioranza di donne) nel ridurre i sintomi di depressione, ansia o di entrambi. Gli interventi di controllo includevano altre attività non artistiche, analoghe a quelle intraprese prima dello studio. Gli interventi di arte-terapia hanno evidenziato un effetto moderato sia sui sintomi depressivi (d di Cohen* per la dimensione dell’effetto = 0,70; intervallo di confidenza [IC 95%] = 0,54-0,87) sia sui sintomi di ansia (d di Cohen = 0,76; IC 95% 0,37-1,52). I sintomi depressivi si sono ridotti in modo più significativo quando gli interventi in studio erano condotti nelle Rsa. Non è stata evidenziata alcuna differenza nella risposta ai diversi tipi di arte-terapia. Per quanto riguarda gli esiti per la depressione, c’era evidenza di un bias di pubblicazione§ (gli studi con risultati di scarso o nullo beneficio non sono stati pubblicati), così come una sostanziale eterogeneità. Nonostante il grande numero di studi, vi è un considerevole rischio di bias in quest’analisi: non tutti gli studi inclusi erano randomizzati; tra quelli che lo erano, solo pochi riportavano informazioni sull’occultamento dell’allocazione, e nessuno adottava il mascheramento, né in singolo né in doppio cieco.

Contesto italiano. Una particolare attenzione alle attività artistiche è data nelle Rsa e nei centri diurni per anziani, all’interno di più ampie attività di animazione e socializzazione5. Le proposte sono dirette a tutte le persone che vivono in queste residenze, comprese quelle affette da demenza (escluse però dal presente studio3).

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Note

*La d di Cohen è un indice statistico che misura la dimensione di un effetto. In particolare, si usa per esprimere la differenza tra due medie in modo standardizzato, dividendo la differenza di due medie per la deviazione standard. I valori di d si interpretano comunemente così: una d compresa tra 0,2 e 0,5 indica un effetto piccolo, tra 0,5 e 0,8 un effetto moderato, e oltre 0,8 un effetto grande.

§Per bias di pubblicazione, si intende quel fenomeno per cui studi con risultati positivi hanno una maggiore probabilità di essere pubblicati (e quindi di poter essere inseriti nelle revisioni e nelle linee guida); la mancata pubblicazione di studi con risultati negativi introduce un bias che influenza l’accuratezza della sintesi delle prove di efficacia in una determinata area medica.

Bibliografia

1. World Health Organization. Mental health of older adults [Internet]. Geneva: WHO [cited 2025 May 24]. Disponibile su: https://lc.cx/JItEPU [ultimo accesso 26 maggio 2025].

2. World Health Organization. World report on ageing and health [Internet]. Geneva: WHO, 2015 [cited 2025 May 24]. Disponibile su: https://lc.cx/jybrHA [ultimo accesso 26 maggio 2025].

3. Quinn EA, Millard E, Jones JM. Group arts interventions for depression and anxiety among older adults: a systematic review and meta-analysis. Nat Ment Health 2025; 3: 374-86.

4. Page MJ, McKenzie JE, Bossuyt PM, et al. The PRISMA 2020 statement: an updated guideline for reporting systematic reviews. BMJ 2021; 372: n71.

5. Guerrini G, Ramponi J-P, Scarcella C, Trabucchi M. Manuale di igiene e organizzazione sanitaria delle residenze sanitarie assistenziali. Santarcangelo di Romagna, RN: Maggioli Editore, 2014.