In questo numero

Il numero di Recenti Progressi in Medicina che hai tra le mani raccoglie un insieme di riflessioni e proposte che segnano un passaggio importante: dal dibattito sull’intelligenza artificiale (IA) come promessa generica alla definizione di percorsi concreti per la sua integrazione nella sanità italiana.

Il filo conduttore è chiaro: la tecnologia è una leva, ma il fulcro restano le persone. L’editoriale della Società Italiana per l’Intelligenza Artificiale in Medicina (SIIAM) invita a non celebrare “la macchina” in sé, ma la comunità di professionisti, ricercatori e pazienti che scelgono come usarla. L’innovazione diventa reale solo quando incontra competenze, responsabilità e visione.

Da qui discendono i nodi che i commentaries affrontano. Il primo riguarda la fiducia. Senza spiegabilità, l’IA rischia di restare una scatola nera poco accettata da clinici e cittadini. Come mostra l’articolo a prima firma di Sacchi (pagina 546), la explainability non è più soltanto un ideale etico: è oggi un requisito giuridico, sancito dall’AI Act europeo, e una condizione per la sicurezza e l’autonomia decisionale di pazienti e medici.

Il secondo nodo è quello dell’organizzazione del Servizio sanitario nazionale. Baglivo e collaboratori (pagina 551) mostrano come l’IA possa diventare un catalizzatore per affrontare criticità note: liste d’attesa interminabili, sprechi amministrativi, sorveglianza epidemiologica ancora troppo manuale. La prospettiva proposta è pragmatica: iniziare dagli ambiti in cui l’impatto può essere immediato e misurabile, come la gestione degli appuntamenti, per poi consolidare su interoperabilità, governance e valutazione prospettica.

Il terzo nodo è culturale. De Angelis e coautori (pagina 556) richiamano il framework dei Learning health systems: sistemi capaci di trasformare i dati in conoscenza e la conoscenza in pratica clinica, in un ciclo continuo. Per l’Italia, questo significa superare la frammentazione dei dati, sviluppare infrastrutture adeguate e, soprattutto, rafforzare l’alfabetizzazione digitale dei professionisti, affinché l’IA diventi uno strumento quotidiano e affidabile.

Infine, lo sguardo si allunga verso la medicina di precisione. Ferro e collaboratori (pagina 561) discutono dei digital twins, gemelli digitali che consentono di simulare scenari clinici personalizzati, anticipare eventi e supportare decisioni condivise. Non si tratta di un esercizio futuristico: esempi concreti mostrano già applicazioni in oncologia, cardiologia, endocrinologia e trial clinici. Ma la loro adozione richiede solide garanzie etiche, standard condivisi e la capacità di coniugare rigore scientifico e centralità della persona.

Dall’insieme di questi contributi – non a caso frutto del lavoro collaborativo di una serie di persone che hanno preparato il terreno utile per lo svolgimento del terzo congresso nazionale della SIIAM svolto a Napoli il 10 e 11 ottobre 2025 – emerge una visione comune: l’IA non è un artificio tecnologico, ma un banco di prova per il sistema sanitario. È un’occasione per rafforzare la sostenibilità, promuovere l’equità, ridurre gli sprechi e costruire un modello di cura più predittivo e personalizzato. Ma è anche una sfida di governance e cultura, che richiede regole chiare, dati di qualità, valutazioni indipendenti e un coinvolgimento attivo dei professionisti e dei cittadini.

In definitiva, la domanda che percorre i commentaries e le comunicazioni brevi raccolte in questo fascicolo non è se l’IA cambierà la medicina, ma come possiamo orientarla perché lo faccia in modo responsabile, equo e sostenibile.

La risposta, suggeriscono gli autori, non è scritta negli algoritmi, ma nella capacità della comunità sanitaria di fare dell’innovazione un servizio quotidiano, a beneficio dei pazienti e della società.