Medicina e letteratura: un’antologia




La scrittura e la vita
… gli antidolorifici. Le mie giornate erano felicemente scandite dalla vista dell’iniezione che veniva preparata. Era un avvenimento concreto. Con certi analgesici, se sei fortunato, senti davvero la puntura che fa effetto, una specie di formicolio caldo che ti regala un’ottusa beatitudine… Era una distrazione dalla noia e non da ultimo un sollievo dal dolore….
«Questa è l’ora del giorno in cui noi del reparto maschile
pensiamo: “un’altra fitta di dolore e rinuncio alla battaglia”
questa è l’ora del giorno che è peggio delle notte.»

Sono giunto a conoscere perfettamente quello stato d’animo: la sensazione e la convinzione che il dolore non se ne andrà mai e che l’attesa della prossima iniezione è ingiustamente lunga. D’improvviso mi manca il respiro, tossisco senza sollievo e poi  se è una giornata schifosa  sputo più catarro di quanto possa reggerne. Pinte di saliva stantia, occasionalmente muco, e ci mancava solo un dannato bruciore di stomaco proprio in questo momento. Non ho mica mangiato qualcosa: sono alimentato da un tubo. Tutto questo, insieme al risentimento infantile che lo accompagna, costituisce un indebolimento. Come pure la stupefacente perdita di peso che il tubo sembra incapace di contrastare. Ho perso quasi un terzo della mia massa corporea da quando mi è stato diagnosticato il cancro: forse non mi ucciderà, ma l’atrofia dei muscoli rende più difficoltosi persino i semplici esercizi senza i quali diventerei ancora più fiacco.
Scrivo queste parole appena dopo un’iniezione che dovrebbe far diminuire il dolore alle braccia, alle mani e alle dita. L’effetto collaterale principale di questo dolore è di intorpidire le mie estremità, riempiendomi della paura non irrazionale di perdere la capacità di scrivere. Senza di essa, lo so fin d’ora, la mia “volontà di vivere” subirà un durissimo colpo. Spesso dico pomposamente che la scrittura non è solo ciò che mi permette di guadagnarmi da vivere ma la mia vera vita, ed è la verità. Al pari della minaccia di perdere la voce, attualmente tenuta sotto controllo da iniezioni nelle corde vocali, sento dissolversi la mia personalità e la mia identità quando ipotizzo di perdere l’uso delle mani e di veder guastarsi i meccanismi che mi legano alla scrittura e al pensiero.

Da: Mortalità,
di Christopher Hitchens.
Traduzione di
Sara Puggioni e Annalisa Carena
Edizioni Piemme, Milano, 2012,
pagg. 70-71