Medicina e letteratura: un’antologia




Noi, chi ci seguiva?

Al colloquio con i professori la madre che mi precede è una signora alta e pallida che parla fitto fitto e a voce abbastanza forte, va avanti da venti minuti buoni e si sta lamentando che il figlio non riesce a concentrarsi nello studio, e non è che lo faccia apposta a non concentrarsi, anzi, lui glielo dice proprio, mamma non riesco a concentrarmi, e questo vuol dire che ha individuato perfettamente il problema, che non riesce a concentrarsi, e la madre lo ha capito che davvero non è per cattiva volontà, perché se fosse per cattiva volontà non gli importerebbe niente di non riuscire a concentrarsi, anzi non lo direbbe nemmeno, e invece si lamenta continuamente di questa cosa, che non riesce a concentrarsi, per lui non riuscire a concentrarsi è veramente un cruccio, in effetti lo sa benissimo anche lui che se avesse impiegato a concentrarsi sui libri tutto il tempo che impiega a cercare inutilmente di concentrarsi, o a spiegare alla madre che proprio non gli riesce di concentrarsi, il problema sarebbe già risolto, d’altra parte lei, la madre, non sa come aiutarlo, quando è al lavoro ovviamente non è in casa e quando è in casa ha tanto da lavorare in casa, non ha il tempo di aiutare il figlio a concentrarsi nello studio, e anche se lo avesse non saprebbe da che parte cominciare, magari esistono delle tecniche per concentrarsi, ma ha dimenticato di chiederlo al professore che lo ha visitato per la dislessia, il figlio non è dislessico ma a volte nei test la dislessia sfugge e sarebbe meglio rifare la visita ogni anno, perché è incredibile come progredisce velocemente la diagnostica, oggi si scoprono forme di dislessia che ieri neanche si potevano immaginare, è un po’ come per le intolleranze alimentari che non si ha idea di quante persone ne sono afflitte e neanche lo sospettano, per esempio il figlio di una sua amica è stato certificato dislessico dopo anni che nessuno ci credeva che era dislessico, a parte la madre, ma si sa, le madri hanno uno sguardo speciale, e la dottoressa, una dottoressa bravissima, se n’è accorta perché il ragazzo sottolineava i libri con il pennarello nero facendo una linea così storta che molte parole risultavano cancellate, poi tra l’altro aveva difficoltà a rileggere, già uno è dislessico, poi gli tocca anche studiare su un libro mezzo cancellato, tra l’altro cancellato con le sue mani e dunque senza nemmeno la possibilità di prendersela con qualcun altro, si può immaginare il problema, anzi i due problemi che si sommano, pare che esista un nesso tra l’incapacità di tirare le righe diritte e la dislessia, anche se non tutte le dislessie, solo alcune, certo che una volta a scuola facevano un sacco di storie per la brutta calligrafia, le macchie, i quaderni in disordine, e neanche sapevano di tutti gli aspetti psicologici annessi e connessi e di quante patologie dell’apprendimento ci sono al mondo, sai quante punizioni inutili e stupide si sarebbero evitate, certo questi ragazzi andrebbero seguiti di più, ma chi ne ha il tempo, noi del resto, quando si andava a scuola, chi ci seguiva?...


Da: Gli sdraiati
di Michele Serra
Milano: Feltrinelli, 2013