In questo numero

Siamo seduti dalla parte del torto, ammette Gabriele Bronzetti suggerendo l’esecuzione di un elettrocardiogramma di controllo nei bambini di sei anni (pag. 457). La questione è complessa e ha implicazioni organizzative ed economiche, oltre che incertezze scientifiche. Certamente “fare di più non significa (necessariamente) fare meglio” ma, a forza di considerare superfluo un numero sempre maggiore di esami e prestazioni sanitarie, qualcuno potrebbe sospettare che ai bambini ci teniamo meno di una volta.

Del resto, appena dopo la Germania, l’Italia è la nazione europea con la natalità più bassa: 85 neonati l’anno ogni 10 mila abitanti nel 2012. Nel 2013 si è addirittura registrato un calo delle nascite del 3,7% rispetto all’anno precedente. Le nostre sono anche le mamme meno giovani: oltre 31 anni, contro la media europea di 29,8.

C’è la crisi ed un sentimento di sfiducia nei confronti del futuro è comprensibile. Difficilmente il bonus bebè riuscirà a far tornare l’ottimismo alle famiglie italiane: tira ancora una brutta aria e sarà anche per questo che le donne italiane cedono spesso alla tentazione del consumo di alcol durante la gravidanza. Se non bastasse, una percentuale non trascurabile di gestanti è esposta al fumo, diretto o passivo. Lo hanno confermato i dati preliminari del progetto Piccolipiù. Cifre molto preoccupanti: che fare?

D’accordo, “don’t blame the mothers”, come avvertiva un articolo uscito su Nature il 13 agosto 2014: “Le influenze individuali della madre sul feto sono enfatizzate, al contrario del ruolo dei fattori sociali”. Fattori sociali che incidono senza dubbio e anche in modo drammatico sui comportamenti delle singole persone. Nelle famiglie più povere si cresce meno snelli, per usare un eufemismo, e l’eccesso di peso nel bambino è collegato a importanti comorbilità in età adulta, anche perché gli stili di vita e le semplici abitudini apprese durante l’infanzia si consolidano da grandi, come ha dimostrato lo studio ORIGIN (pag. 454).

Le scelte politiche ed economiche sono tra i più gravi determinanti di salute e malattia: “L’esposizione agli inquinanti (tanto più in età pediatrica) è associata in maniera significativa a malattie cardiovascolari e respiratorie” ha concluso lo studio europeo ESCAPE (pag. 450). Ci attende una vita cronica? Forse, ma non è mai troppo tardi per provare a cambiare. A patto, suggerisce Giorgio Dobrilla (pag. 448), che si investa sulla ricerca utile rinunciando a continuare a scoprire l’acqua calda.

Ad ogni buon conto, facendo nostre le raccomandazioni di diversi autori di questo numero di Recenti progressi, se proprio dovessimo continuare a scegliere la parte del torto, muoviamoci: non restiamo seduti.

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