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La legge sulla responsabilità professionale resta al centro del dibattito della sanità italiana. Elogiata da molti, ha il pregio di aver regolato un ambito diventato negli ultimi anni terra di conquista da parte di gente senza scrupoli. Però, restano poco chiari diversi aspetti essenziali dell’applicazione delle norme. Tra queste il metodo di produzione delle linee-guida (LG), la decisione riguardo le associazioni che possono produrne di vincolanti e la capacità del sistema di coprire un raggio sufficientemente ampio di interrogativi clinici da risultare – se non esaustivo – quantomeno utile alle decisioni del medico. È stato deciso che l’aderenza alle LG debba essere il riferimento per stabilire “il livello di responsabilità” del clinico, ma la criticità è duplice: sono destinate a essere troppe le aree di incertezza vuoi per assenza di raccomandazioni vuoi per la presenza di più documenti divergenti sullo stesso argomento.

È un’epoca in cui le politiche sanitarie sono spesso accelerate – dai percorsi di valutazione delle novità tecnologiche a quelli approvativi di nuovi medicinali – e nonostante i mesi necessari alla stesura e alla discussione forse anche questa legge è stata fatta un po’ di corsa. Di certo è stata sottovalutata la portata della sfida di garantire al personale sanitario la base di conoscenze utile per metterlo nelle condizioni di far bene il proprio lavoro. Guardiamo a quello che produce il National Institute for Health and Clinical Excellence nel Regno Unito: centinaia di documenti l’anno tra clinical guidelines, report di health technology assessment, innovation briefings e istruzioni per l’uso di device. Ancora, circa 1.500 classificazioni utili alla ricerca in documenti di indirizzo e guidance prodotti da altri enti. Tutto questo grazie all’impegno di circa 600 dipendenti e ricercatori, quasi integralmente assunti con contratti a tempo indeterminato, e a una spesa di circa 71 milioni di sterline, utile anche per l’acquisto e la distribuzione ai medici del British National Formulary nell’edizione standard e in quella di pediatria.

Giocherà un ruolo chiave per la produzione e validazione di LG in Italia il Centro nazionale per l’eccellenza clinica, qualità e sicurezza delle cure che nella propria denominazione ha un numero più elevato di parole di quanti siano i suoi ricercatori e dipendenti. Giocheranno un ruolo importante anche le società scientifiche che affollano la medicina italiana: dovranno dimostrare di avere i requisiti richiesti dall’Istituto superiore di sanità e non sarà impossibile, essendo per lo più formali. Un salto di qualità sostanziale sarà invece la capacità di adottare la metodologia GRADE nella redazione dei documenti di indirizzo: le ragioni di ogni decisione dovranno essere spiegate, la gerarchia di ogni evidenza di efficacia o di danno dovrà essere motivata, il criterio di inclusione o di esclusione di ogni studio dovrà essere precisato.

Insomma, quando e se inizierà, la partita si giocherà sulla trasparenza.

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