In questo numero

Presentando le migliori letture di argomento gastroenterologico proposte nell’ambito del Club for Evidence-Based Gastroenterology & Hepatology (ebgh.it) (quelle di epatologia troveranno spazio nel numero di febbraio), l’editoriale di Maurizio Koch (pag. 17) torna a chiedersi se la medicina basata sulle prove conservi ancora la propria validità. Koch fa riferimento anche ad avvenimenti imbarazzanti del 2020 come la pubblicazione dei due studi osservazionali – sul Lancet e sul New England Journal of Medicine – basati su dati raccolti dalla società Surgisphere in registri alimentati da informazioni provenienti da 671 ospedali di sei continenti. L’obiettivo del coordinatore del club italiano della Evidence-based gastroenterology and hepatology è di continuare a sollecitare un approccio analitico e critico alle evidenze della letteratura per curare meglio i pazienti che soffrono di malattie digestive. Proprio quello che è avvenuto negli ultimi mesi, però, conforta sulla salute della medicina basata sulle prove: per restare ai due articoli prima citati, hanno avuto vita breve essendo stati ritirati a distanza di pochi giorni o settimane dalla loro pubblicazione. Le inchieste del Guardian e del Scientist hanno mostrato che il numero di casi evidenziati negli articoli era superiore a quello denunciato dalle autorità sanitarie e che diversi autori non avevano avuto accesso ai dati grezzi e alcuni non avevano neanche visto l’articolo prima della pubblicazione. Surgisphere Corporation è del tutto screditata e anche la credibilità accademica di chi aveva improvvidamente accettato di firmare i lavori ha subìto una brutta botta.

Allo stesso tempo, la ricerca e la clinica sulla CoViD-19 hanno proceduto a un ritmo molto intenso. Disporre di diversi vaccini – che saranno via via resi più sicuri ed efficaci – a distanza di meno di un anno dall’isolamento del virus è un risultato straordinario. Ugualmente, dopo un iniziale disorientamento, il monitoraggio dei risultati ottenuti nell’assistenza ai malati e un forte impulso anche istituzionale alla conduzione di studi clinici controllati e randomizzati hanno portato rapidamente a chiarire il profilo rischio-beneficio dei farmaci utilizzati e, più in generale, delle strategie di trattamento e gestione della malattia. Il passaggio dall’innamoramento per alcune ipotesi terapeutiche al loro abbandono è tracciato nei grafici che vedete in basso e che sono stati pubblicati a inizio d’anno dall’Agenzia Italiana del Farmaco sul proprio sito. Sono immagini che possono contribuire anche a rendere più informati i cittadini.

In conclusione, questa è la evidence-based medicine: saper leggere i risultati della ricerca clinica e prendere decisioni informate, quando possibile insieme al paziente. Che molti continuino a sostenere sia morta è la conferma non solo che è viva, ma che dà fastidio a qualcuno.