Pietro Greco




stefano cagliano

«Stava per concludere un’altra delle sue settimane, sempre fitte di incontri e di numerosi impegni. Ma nelle prime ore di venerdì scorso si è improvvisamente spento nel sonno. Pietro Greco, uno dei più apprezzati giornalisti scientifici italiani e conduttore di Radio3 Scienza sin dagli esordi del programma, lascia un vuoto incolmabile in tutte le persone che hanno avuto la fortuna di averlo conosciuto e di aver lavorato con lui»1.

Così Rossella Panarese, caporedattore di Radio3 Scienza ha annunciato la perdita di uno dei più illustri divulgatori scientifici del nostro Paese, morto il 18 dicembre. Una persona che non so se più timida o colta o preparata professionalmente o eticamente corretta.

La poliedricità di questo laureato in chimica ha fatto sì che, ricorda Wikipedia2, «dal 1987 collaborò con il quotidiano L’Unità e dal 2007 con il quotidiano online Greenreport.it3. Dal 2009 collaborò con il giornale web Scienza in rete4, di cui fu condirettore fino al 2018. Fu coautore e responsabile scientifico di “Pulsar”. Storia della scienza e della tecnica nel XX secolo5, programma televisivo in 20 puntate andato onda sulla RAI nel 1999 e 2000 e di X Day. Nella stagione 2001-2002, sempre sulla Rai, realizzò “I grandi della scienza del Novecento”, un programma televisivo in 24 puntate. Le due opere, parzialmente integrate, sono state pubblicate a cura della rivista Le Scienze6. Dal 2018 alla morte fu caporedattore del magazine online Il Bo Live7, di proprietà dell’Università degli Studi di Padova».

Inoltre, mentre era cercato da anni in radio come conduttore del programma chiamato Radio3 Scienza8, non aveva trascurato di promuovere nuove generazioni di giornalisti scientifici con la direzione di un master in Comunicazione scientifica della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste9, dov’era anche project leader del gruppo di ricerca ICS (Innovazioni nella Comunicazione della Scienza). E, naturalmente, fu socio di Zadig10, tempio e fucina di giornalismo scientifico in Italia. Pietro Greco, però, era in grado di muoversi con codici e linguaggi tutti diversi, quelli con cui dal 2006 al 2008 fu consigliere del ministro dell’Università e della Ricerca scientifica, Fabio Mussi.

Autore di 47 pubblicazioni, da esploratore curioso di conoscere, si è occupato di fisica atomica in Hiroshima. La fisica conosce il peccato (Editori Riuniti) nel 1995, di meccanica quantistica in Quanti. La straordinaria storia della meccanica quantistica (Carocci) nel 2020, di biologia e medicina in Contagio, Il ritorno delle malattie infettive (scritto con Cristiana Pulcinelli e Enrico Girardi), ma anche di arte e scienza in Homo. Arte e Scienza (Di Renzo Editore, 2020), come pure di divulgazione della scienza in L’idea pericolosa di Galileo. Storia della comunicazione della scienza nel Seicento (Utet università, 2009).

Pietro è stato, insomma, pregevole, come persona e come divulgatore. E dispiace che la sua mitezza, il carattere dei sui prodotti editoriali ne abbiano condizionato negativamente la popolarità. Per questo fa dis-­piacere oggi il dolore di ricordarlo per ciò che è stato, almeno su due fronti.

«E poi la persona! Di una genuinità e simpatia rare e toccanti. Con qualcosa di irresistibilmente fanciullesco, schermato dalla timidezza che la fa sembrare umbratile e chiusa solo a chi si limita a una conoscenza superficiale. Quanto al suo modo di sorridere, con le parole di Turgenev, “Non ho mai visto un sorriso simile se non in quelle persone che sono superiori agli altri e non lo sanno”»11. Questo era l’encomiabile paradosso di Pietro: una timidezza senza criptoarroganza. Forse una lezione da imparare un po’ tutti.

Pietro è stato un divulgatore scientifico capace di guerre impossibili perché credeva nella cultura e nell’educazione. La sua passione non era “la notizia”, ma il suo significato, le sue conseguenze e che proponeva in varia forma, per esempio in Radio3 Scienza, programma che seguivo abitualmente tornando dall’ospedale il pomeriggio. Sembrava il format ideale per lui: il messaggio giusto (scelto da lui naturalmente), un interlocutore giusto, il tempo giusto, assenza di pubblicità. Il problema, però, è che della professione di divulgatore esistono diverse tipologie, più o meno sensibili ai desiderata di questo o quel settore dell’industria, di chi promette soldi. Pietro è uscito indenne dai problemi dei finanziamenti illeciti all’industria del farmaco negli anni di Poggiolini. Forse anche per questo una persona come lui, professionalmente conosciuta e stimata da anni, è riuscita a pubblicare libri solo con editori “minori”, ovvero eticamente affidabili.

«Un amico fisiologo mi ha raccontato questa storia – scriveva Alexander Luria nel 1977 –. Durante la seconda guerra mondiale si trovava in Inghilterra […]. Una sera la classe venne accompagnata in una città vicina per assistere a una conferenza sulla scienza nel mondo moderno. […] Il conferenziere che nel giro di un’ora era riuscito a rendere rispettabili e persino accattivanti, agli occhi del suo giovane pubblico, sia la cultura che l’ebraismo, era Jacob Bronowski. Questo aneddoto illustra uno degli aspetti della proteiforme personalità di Bronowski: l’educatore»12.

Anche Pietro Greco conveniva sull’educazione, sull’informazione corretta sul piano scientifico ed etico. Disdegnava nei modi cortesi il giornalista affarista. Preferiva quello colto e seminatore perché «se vuoi diventare un buon giornalista scientifico – diceva – devi avere delle basi, devi studiare non una ma diverse scienze: un po’ di matematica, un po’ di fisica, un po’ di chimica e anche, ovviamente, di biologia, neuroscienze e quant’altro».

Ha scritto un suo collega, Luca Fraioli: «Uno spirito pedagogico, quello di Pietro Greco, che non si esauriva nelle aule universitarie ma proseguiva in redazione, dove dava fiducia ai giovani collaboratori inesperti, cedendo loro la sua postazione e la sua macchina per scrivere, perché mettessero nero su bianco la notizia appena trovata. E mentre il caporedattore urlava di sbrigarsi, lui li rassicurava: “Non preoccuparti, quando hai finito te lo rileggo io”»13.

Un divulgatore-docente, insomma, che ha vissuto anche per dimostrare che nella mitezza della persona possono vivere cultura, professionalità e affetto. Una persona – il grande mite Pietro Greco – di cui si sentirà molto la mancanza, diversamente dai numerosi altri al soldo dell’industria e dell’ignoranza.

Bibliografia

1. Panarese R. Il nostro Pietro. Rai Radio 3 21/12/2020 (https://bit.ly/38DwlqU).

2. Wikipedia. Pietro Greco (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Greco).

4. Scienza in Rete (https://www.scienzainrete.it/).

6. Le Scienze (https://www.lescienze.it/).

7. il Bo Live (https://ilbolive.unipd.it/).

9. Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (https://bit.ly/39zlvBM).

11. Cherchi G. Scompartimenti per lettori taciturni. Milano: Feltrinelli, 1997; p. 174.

12. Luria S. Prefazione. Bronowskj J. Le origini della conoscenza e dell’immaginazione. Roma: Newton Compton, 1980; p 7.

13. Fraioli L. Pietro Greco, lo scrittore che ci spiegava la scienza. La Repubblica, 19 dicembre 2020 (https://bit.ly/2XzoGU7).