In questo numero

Una nota di Luigi Ripamonti sul Corriere della sera del 17 marzo 2021 andava dritta ad uno dei problemi principali della sanità di oggi: «Che cosa preferiamo?», scriveva parlando di medicinali, «approvazioni rapide purchessia, salvo poi scandalizzarci se accade qualcosa di grave o se saranno in pochi, solo quelli con forme più gravi di malattia o quelli con maggiore probabilità di guarire, ad avere il “privilegio” di avere una nuova cura? O, al contrario, opteremmo più volentieri per approvazioni severissime, che non lascino neppure la minima possibilità di eventi avversi, rassegnandoci però a tempi di attesa che potrebbero “tendere all’infinito”? Oppure ancora, terza possibilità, vogliamo un sistema che si dia procedure e metodi rigorosi e che si autocontrolli di continuo attraverso la farmacovigilanza, cioè la segnalazione di eventi avversi non emersi durante gli studi clinici, che compaiono quando il preparato è già in commercio? Che valuti questi eventi alla luce delle evidenze scientifiche, non di sensazioni, opinioni o pregiudizi, e che consenta, auspicabilmente, verifiche sull’effettivo rispetto di procedure e metodi e sulla trasparenza nei rapporti con l’industria?»

In questi mesi non abbiamo ascoltato parole del genere durante le trasmissioni televisive che si sono occupate della pandemia. Eppure, uno dei problemi della sanità dei paesi ricchi è proprio nell’ipocrisia con la quale si scelgono percorsi accelerati per l’approvazione di farmaci senza spiegare ai cittadini che queste scommesse sulla sicurezza e sull’efficacia dei medicinali aumentano inevitabilmente il rischio di effetti avversi e di spreco di denaro pubblico. Come spiega Ruggero Lasala nel suo articolo (pag. 273), l’approccio delle agenzie regolatorie può essere diverso, anche se una complessiva coerenza sembra suggerire uno sguardo più indulgente verso il nuovo, sperando si tratti di innovazione. Se guardiamo alla rivoluzione nei tempi di approvazione dei vaccini (vedi In questi numeri, in basso) possiamo essere contenti. Sarebbe bello se i risultati fossero sempre così positivi, però.

Con questo numero

Insieme a questo fascicolo di Recenti Progressi in Medicina viaggia il nuovo approfondimento del progetto Forward, dedicato al cambiamento. Non è stato facile decidere quali temi affrontare e quali persone ascoltare, soprattutto in una fase come l’attuale in cui il cambiamento è atteso per la soluzione della pandemia, per la ripresa del Paese, per la riorganizzazione del sistema sanitario. Guardiamo al cambiamento come “alla” soluzione, dimenticando però l’ambiguità di una parola che non promette necessariamente qualcosa di positivo. Con questo numero troviamo anche la Guida al giornalismo d’inchiesta in medicina e salute curata da Catherine Riva e Serena Tinari, del Global Investigative Journalism Network. L’informazione sulla salute è un altro ambito che ha bisogno di un radicale cambiamento: che anche le redazioni di riviste accademiche come il BMJ si siano dotate di settori dedicati al giornalismo investigativo in sanità non è una buona notizia. Ma è una risposta necessaria.