Bernard Lown

Il 16 febbraio 2021, all’età di 99 anni, è morto Bernard Lown. Come ha sottolineato Judith Garber in un post pubblicato sul sito del Lown Institute1, è stato protagonista di così tante cose straordinarie nella propria carriera di medico da essere difficile sintetizzare il suo profilo. Ma un aspetto sottovalutato della sua eredità è il suo coraggio mostrato nell’attenersi ai propri principi, anche quando questo avrebbe potuto metterlo nei guai.

In un articolo uscito su The BMJ, la giornalista J­eanne Lenzer sottolinea alcune delle tappe più importanti del percorso di vita di Bernard Lown2. L’impegno per sospendere l’esecuzione di interventi chirurgici al cuore inutili (ironicamente, molti di questi interventi erano stati resi possibili dalla sua stessa invenzione del defibrillatore) e il suo rifiuto di piegarsi alla pressione del maccartismo. Vikas Saini, presidente del Lown Institute, ha voluto invece ricordare la natura risoluta di Lown: «È stato facile scambiarlo per un anziano che non vuole accettare di cambiare il proprio punto di vista», ha detto Saini al BMJ. «Ma quella testardaggine ha permesso a Lown di continuare a prendersi cura dei pazienti utilizzando interventi e tecnologie minimamente invasivi. Ogni anno ci sarebbe stata una nuova ondata di colleghi e specializzandi desiderosi di aggiornarsi o di formarsi alla Scuola di questo grande cardiologo, aspettandosi di apprendere tecnologie innovative, ma lui invariabilmente arginava queste richieste deludendo le attese con il suo approccio minimalista».

Con il supporto del suo mentore, Samuel Levine, Lown avviò uno studio che sfidava la consuetudine di mantenere i pazienti infartuati a riposo a letto per 4-6 settimane: dopo di allora, lo standard dell’assistenza è cambiato radicalmente, con eccezionali benefici. «Non sono a conoscenza di una singola misura in ambito cardiovascolare che abbia migliorato la sopravvivenza dei pazienti con infarto tanto quanto questo cambiamento dettato dal buon senso», commenta Saini.

Bernard Lown è anche il fondatore dell’associazione Physicians for Social Responsibility nata per contrastare la minaccia di una guerra nucleare. «Avevo lavorato così a fondo sulla morte improvvisa, ma è stato Phillip Noel-Baker a insegnarmi che la vera minaccia di morte nel mondo non era cardiaca, ma nucleare. Sapevo che dovevo fare qualcosa. Come avrei potuto essere medico e chiudere gli occhi su questa realtà devastante?». Nel 1980 Lown e il cardiologo sovietico Evgeni Chazov fondarono il gruppo International Physicians for the Prevention of Nuclear War per unire i medici di tutto il mondo contro la proliferazione nucleare. «Per me guarire significa prevenire la malattia, prevenire la sofferenza. E il male per eccellenza, le armi nucleari, potrebbe solo portare a sofferenze senza precedenti».

L’impegno di Lown si concentrava anche sul perseguire un’assistenza più sobria: organizzò una campagna contro l’industrializzazione della medicina, denunciando la privatizzazione dei servizi sanitari nello stato del Massachusetts. L’appello all’azione della campagna per denunciare un’assistenza sanitaria guidata dal mercato e sostenere l’accesso alle cure per tutti fu firmato da migliaia di medici e pubblicato sul JAMA. Un’iniziativa che contribuì all’adozione del disegno di legge di riforma sanitaria del Massachusetts che ampliava l’accesso alle cure, modello iniziale per l’Affordable Care Act voluto da Barack Obama.

Una vita piena di successi non gli impediva di riconoscere che è la coscienza degli errori a facilitare l’apprendimento. «Ammetterli pubblicamente aiuta a non ripeterli più e a non sentirsi onnipotente. Non possediamo poteri assoluti, soltanto intuito, esperienza e una parvenza di conoscenza. Questi strumenti si affinano quando ci si concentra costantemente sull’interesse dell’essere umano che soffre»3.

Bibliografia

1. Garber J. The principles that drove Bernard Lown. Lown Institute 2021; 2 marzo.

2. Lenzer J. Bernard Lown: a principled life. BMJ 2021; 372: n583.

3. Lown B. L’arte perduta di guarire. Milano: Garzanti, 1996.