In questo numero

«Ne ho incontrati molti in questi anni di viaggi e di ricerche, figure ibride come il cittadino-viaggiatore, la sindaca-ambientalista, l’artista-imprenditrice, l’informatico-naturalista. Seguire le loro tracce, i loro modi di lavorare, le loro competenze inedite e la loro straordinaria creatività può essere decisivo per comprendere l’evoluzione delle professioni legate ai luoghi e ai territori ma anche per capire quali domande stiano emergendo dalle comunità e dalle città in profonda trasformazione». L’apertura di questo numero di Recenti Progressi in Medicina trae spunto dal libro Placemaker di Elena Granata, docente di Urbanistica presso il Dipartimento di architettura e studi urbani del Politecnico di Milano. È un documentato elogio del contributo alla soluzione dei problemi delle città che può essere dato da persone capaci di incursioni al di fuori del proprio campo.

È esattamente quello che è mancato nei due anni di pandemia e che ancora saremmo in tempo a recuperare. Forse lo abbiamo già detto, ma in tutti i comitati, consigli, board messi in piedi per fronteggiare la crisi sanitaria sono mancate persone capaci di pensare out-of-the-box. Non si tratta di una moda o di un capriccio, ma di una vera e propria condizione per provare a risolvere problemi complessi. La pandemia ci offre l’opportunità di ridisegnare la cura, l’assistenza, la protezione e la promozione della salute: invece di dedicarci a questa sfida straordinaria, sembra che l’attenzione sia rivolta soprattutto – o soltanto – ad un massiccio rifinanziamento del sistema sanitario indirizzato a potenziare l’assistenza domiciliare e la telemedicina. Difficile però che l’apporto del solo denaro possa rivelarsi trasformativo, soprattutto in assenza di un’attività di formazione che possa aver preparato i professionisti sanitari al cambiamento.

Il libro di Elena Granata è una lettura che apre nuove prospettive a chiunque lavori nella cura. L’autrice ci spiega, tra le molte altre cose, quanto sia importante guardare “dal basso” le città per capirle e “sentirle”. «L’osservazione del mondo – scrive – non è una pratica ingenua e spontanea ma dipende dalla nostra cultura – noi vediamo quello che sappiamo. D’altro canto, il nostro sapere, la nostra conoscenza nasce dall’esperienza e dall’osservazione del mondo – noi sappiamo quello che vediamo in presa diretta. Ancora un passo più in là: la nostra immaginazione e la nostra capacità progettuale dipendono dalla cultura e dall’esperienza che avremo sedimentato nel tempo».

Recenti Progressi ha appena festeggiato il proprio 75mo compleanno e se dovessimo formulare un augurio alla nostra rivista sarebbe quello di far proprio lo sguardo suggerito da Granata: «capace di abbandonarsi alla sorpresa e all’emozione», che sappia indagare la realtà senza affidarsi con eccessiva fiducia a quanto sembra essere già noto. Che sappia farsi sedurre da prospettive inedite, impensate, capaci di legare Dante alla medicina narrativa, per esempio (pag. 703): che riscopra e dia valore all’ignoranza come spinta verso una maggiore e instancabile curiosità.