In questo numero

Qualche anno fa, uno studio aveva osservato che cantanti, musicisti, gente di spettacolo e di sport arrivano a vivere in media 77 anni1. Gli scrittori un paio d’anni in più e gli universitari in media 82 anni. Infine, imprenditori e politici vivono ancora più a lungo, fino a 83 anni. Quali le cause di morte? Il cancro sembrava più frequente per gli showman (27%) e per gli artisti (29%) e meno per universitari (24%), militari (20,4%) e sportivi (18%). Con la particolarità dell’alta frequenza di cancro ai polmoni per musicisti o attori (circa il 7%) rispetto all’1,4% negli altri professionisti. Analisi di questo tipo vengono svolte spesso e non è infrequente trovarle sul numero natalizio del BMJ: al di là dell’argomento non particolarmente allegro, hanno le caratteristiche del divertissement, una sorta di intermezzo nella seria programmazione di una rivista accademica. Recenti Progressi non ha voluto aspettare natale per pubblicare l’articolo su James Bond che troviamo a pagina 555. Al di là della invulnerabilità dell’agente segreto, colpisce la capacità di … resilienza. Sì, perché dall’analisi degli autori non solo il protagonista avrebbe dovuto essere morto e sepolto ma – se non altro – schiacciato dal peso di una serie infinita di traumi psicologici e di lutti.

Leggendo le pagine di Nicolson, Johnson e Tamborrini il pensiero va anche all’influenza che le caratteristiche di alcuni personaggi della letteratura – è il caso di James Bond – possono avere sul nostro immaginario. Anche gli autori accennano al rischio che l’immedesimarsi può comportare. Bond ha ispirato generazioni diverse, diventando un’icona pop indistinguibile, come dimostrano anche le affiches che abbiamo riprodotto nelle pagine che seguono.




Bibliografia

1. Epstein CR, Epstein RJ. Death in The New York Times: the price of fame is a faster flame. QJM 2013; 106: 517-21.