“Interpretazione clinica degli esami di laboratorio”

Stefano Cagliano




Ho incontrato la parola “laboratorio” diverse volte nel titolo di un libro. La prima, seducente, parecchi anni fa, sulla copertina biancastra del volume Einaudi Il laboratorio di Renzo Tomatis, brillante ricercatore in ambito oncologico. Studi che lo avrebbero portato più tardi a dirigere la International Agency for the Research on Cancer dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Pagine che raccontavano la vita quotidiana di un laboratorio di ricerca. Sull’argomento non mi sono più capitati scritti altrettanto utili e gradevoli. Fino a oggi.

Se Karl Kraus scriveva che «nell’erotismo c’è questa gerarchia: chi fa; chi osserva; chi sa», dopo aver letto l’Interpretazione clinica degli esami di laboratorio verrebbe quasi da dire che gli autori del libro hanno con il terzo gradino – quello del “chi sa” – la stessa confidenza che Draghi sembra avere con un bilancio economico. L’Introduzione si apre con le parole di Archibald Cochrane: «Prima di proporre un esame decidete che cosa farete se è positivo o negativo, e se la risposta è la stessa non fatelo». Suggestivo richiamare il nome di chi ha innescato nella medicina contemporanea una rivoluzione culturale. Sinora le pagine dei libri su questo argomento mi erano spesso sembrate scritte per chi lavora in laboratorio, meno per i medici, ancor meno per i malati. Un segnale anche della scarsa qualità della comunicazione all’interno degli ospedali.

Il libro segue una logica che prevede la spiegazione degli esami, ora parlando alla platea di medici, ora al singolo clinico che chiede gli venga chiarito un dubbio. Non solo. Gli autori sanno anche spiegare per quali ragioni la salute si modifichi e le malattie compaiano, illustrano perché un certo esame è da preferire a un altro, forniscono una base razionale alle loro scelte, non trascurano dubbi, non tralasciano errori. Il testo si legge con semplicità, anche per l’uso di soluzioni editoriali efficaci, che catturano l’occhio e il cervello. Per esempio, una scelta espositiva utilizzata spesso è una frase iniziale di sommario seguita da una serie di frasi in corpo minore, ciascuna iniziata con un quadratino verde. Anche questo contribuisce a rendere il testo gradevole alla lettura e completo nell’esposizione dei contenuti. Per queste ragioni potrebbe essere usato da chi studia per prepararsi a un esame e non solo dal medico. Ha una versatilità didattica encomiabile.

È molto convincente anche la formula adottata per presentare gli argomenti nella Parte speciale. Dopo una descrizione degli esami, si procede con un caso clinico costruito in base all’esperienza di uno degli autori, e dello stesso si offre, prima, una traccia sommaria – che segnala anche gli esami di laboratorio effettuati e i risultati – e poi un’analisi più approfondita sul perché delle scelte e sulle alternative possibili, sempre considerando i rischi relativi.

Tra i molti capitoli del volume, prenderei a esempio quello sulla Cardiologia che affronta “Il profilo lipidico” discutendo l’utilità dello screening della dislipidemia, il calcolo del rischio cardiovascolare, le linee guida. A testimonianza di un approccio clinico e non laboratoristico. A indicare la pragmaticità del testo, alla prima voce segue la classificazione delle dislipidemie corredata da tre figure: una sulla stratificazione del paziente proposta dal National institute for health and care excellence (Nice), una sulla stratificazione del paziente con sistema Score dell’Esc/Eas, una sulla stratificazione del paziente dell’US Department of Veterans Affairs. Anche la parte successiva dedicata a “Laboratorio e ipertensione”, dopo un’iniziale inquadramento che si articola in paragrafi singolarmente importanti per la malattia (creatinina, esame delle urine, potassio, glicemia), prosegue con monitoraggio della terapia e con la diagnosi d’ipertensione secondaria. Il capitolo si conclude con la trattazione di peptidi natriuretici, troponine e di D-dimero, ben scritti, chiari, aggiornati, con le risposte utili.

Solo due parole per gli autori. In apparenza quattro di loro sono “solo” medici di famiglia: il toscano Giampaolo Collecchia si occupa anche di cardiologia clinica, etica clinica, medicina digitale, oltre a essere docente della Scuola di Formazione Specifica in Medicina Generale; Riccardo De Gobbi è professore a contratto e tutor presso l’Università di Padova; Roberto Fassina, nel Veneto, visitati i pazienti, alterna le sue curiosità intellettuali tra la Scuola di Formazione Specifica in Medicina Generale nella sua regione e si occupa di filosofia della medicina e metodologia diagnostica; Renato Luigi Rossi è medico di famiglia, esperto di Ebm e – non ce ne vorrà – forsennato autore di libri e di articoli. Gli altri sono Paolo Carraro, direttore della Medicina di Laboratorio di Venezia e Mestre; Stefano Carraro, medico di Emergenza-Urgenza presso l’AULSS3 Veneto Serenissima, nell’ospedale di Mirano (Venezia); Graziella Guariso, specialista in Pediatria, Allergologia e Gastroenterologia, nell’Università di Padova.

In conclusione, l’Interpretazione clinica degli esami di laboratorio per l’editoria indica cosa voglia dire fare un buon libro su un tema spinoso. «Le idee, le cose o le persone mi attraggono solo per il loro grado di impossibilità» scriveva Cioran in Finestra sul nulla1. Senza saperlo, i sette autori han lavorato come tardivi epigoni dello scrittore rumeno.

Bibliografia

1. Cioran EM. Finestra sul nulla. Milano: Adelphi, 2022, p. 20.