Pete Reed: un faro per il lavoro umanitario

Il 2 febbraio 2023 Pete Reed era in missione a Bachmut, una città dell’Ucraina orientale, come direttore di Global Outreach Doctors, un’équipe di professionisti sanitari che si occupa di soccorrere e curare le persone colpite dalla carestia e da altre catastrofi sociali e umane causate dalla guerra. Veterano del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, è stato ucciso a 33 anni da un’esplosione durante un’operazione di evacuazione di civili mentre era a bordo di un’ambulanza da lui stesso allestita, secondo quanto riferito dalla moglie Alex Potter e dall’organizzazione no-profit che avevano insieme fondato. Pete Reed ha partecipato come infermiere a operazioni in Iraq, Yemen, Siria e Polonia.




«Come una manciata di altri veterani statunitensi – ha raccontato Cengiz Yar su The Guardian il 23 febbraio 2023 – Pete aveva inizialmente cercato di unirsi a uno dei tanti gruppi che combattevano lo Stato islamico in Iraq e Siria. Mi imbattevo spesso in questi tipi di persone in giro per la regione: a volte in prima linea, ma più spesso a bere whisky in qualche bar. Il mio compagno di stanza all’epoca, Campbell MacDiarmid, lo prese subito in simpatia e diventammo subito amici. Pete trovò lavoro in una clinica locale e poi iniziò un programma di formazione medica per le forze curde Peshmerga. Sentiva di aver finalmente trovato uno scopo e di aiutare davvero le persone. Pochi mesi dopo, iniziò la battaglia per Mosul. Pete, insieme a un gruppo di ragazzi, entrò a fianco dei Peshmerga il primo giorno dell’offensiva. […] Quando il ruolo dei Peshmerga nell’offensiva terminò e gli iracheni presero il sopravvento, Pete cambiò rotta. Allestì rapidamente una clinica medica operativa a breve distanza dalla linea del fronte. Alcuni occidentali e iracheni si sono offerti di aiutare. Anche uno dei miei amici fotografi, Alex Potter, che era stata infermiera negli Stati Uniti, decise di partecipare. Alex e Pete alla fine si sono innamorati. Si erano sposati l’anno scorso».

Di Reed resta il ricordo impresso nella memoria delle tante vittime da lui soccorse e assistite. E una fotografia, in particolare, che ritrasse lui e la moglie Alex durante un intervento a Mosul nel 2017. Lo scatto di Alessandro Rota vinse il terzo premio al festival della Fotografia etica di Lodi in quello stesso anno. Questa la motivazione della giuria: «The depiction of medical care in an urgent situation becomes an icon of solidarity, trust and the possibility of life».