Franco Rotelli: toccare la terra, bagnare le rose, cambiare le cose

Rebecca De Fiore1

1Il Pensiero Scientifico Editore, Roma.


Il 16 marzo 2023, due mesi prima che la legge Basaglia compisse 45 anni, ci ha lasciati Franco Rotelli, uno dei promotori della riforma psichiatrica

Il primo lavoro di Franco Rotelli è stato nel manicomio giudiziario di Castiglione delle Stiviere, dove già nel 1969 trasformò il reparto di internati per reati gravi in una comunità terapeutica. Fu proprio grazie a questa iniziativa che Franco Basaglia lo chiamò a lavorare con lui, prima nel manicomio di Colorno, a Parma, in una breve e faticosa esperienza, poi a Trieste, dove diventò primario a soli trent’anni. Nel 1979 Basaglia si trasferì a Roma e lasciò proprio a Rotelli dapprima la direzione dell’Ospedale psichiatrico poi – con l’approvazione della legge 180 del 1978, che aprì i manicomi restituendo dignità e diritti alle persone che vi erano rinchiuse, e il suo superamento – il sistema dei servizi psichiatrici territoriali. Nacquero così le basi del servizio di salute mentale comunitario, fondato su centri di salute mentale aperti tutti i giorni 24 ore al giorno, appartamenti protetti, cooperative sociali che favorissero l’inserimento lavorativo.




«Forse – affermava Rotelli in un dialogo avuto con Benedetto Saraceno e Giovanna Gallio una settimana prima di morire e non ancora pubblicato – si è guardato troppo alla psichiatria e troppo poco alla salute mentale. Guardare alla salute mentale significa andare ben oltre.




Vuol dire guardare a come sta la gente e quindi travalicare i confini di malattia/non malattia. Vuol dire parlare di cosa fa star bene e cosa fa star male le persone, e come cercare di far qualcosa per farle stare meno male». Rotelli non si fermò alla salute mentale e negli ultimi due decenni della sua carriera portò questo cambio di prospettiva nella sanità tutta, prima come direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trieste, ruolo che mantenne dal 1998 per più di dieci anni con una parentesi di qualche anno come direttore generale dell’Azienda sanitaria di Caserta, poi con l’elezione nel 2013 a consigliere regionale e presidente della Commissione sanità e politiche sociali del Friuli-Venezia Giulia con il Partito Democratico.

Franco Rotelli ci ha insegnato che per prendersi cura di una persona occorre prima di tutto garantirne i diritti, la libertà, la dignità. Ci ha insegnato a toccare la terra, sporcandoci le mani, andando in mezzo alle persone guardandole negli occhi; a bagnare le rose, portando l’acqua anche dove sembra non ci sia nulla per poi farle fiorire; e, come conseguenza, a cambiare le cose.




E in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, il suo pensiero ci insegna e ricorda ancora una volta l’importanza e la necessità di preservare un sistema sanitario pubblico e universale, capace di integrare le sue politiche con tutte le altre componenti del welfare. Racconta mio nonno Francesco De Fiore, in una pagina di gennaio del suo diario del 1980: «A cena Franco Basaglia mi dice che a suo parere la riforma sanitaria è l’evento pubblico più coinvolgente dopo la Costituzione per i cittadini della Repubblica». Un racconto che mostra come la legge 180, così come la legge 194 che garantisce il diritto all’aborto, non sarebbe stata possibile senza la legge 833. Riforme che oggi, a distanza di 45 anni dalla loro approvazione, siamo tutti chiamati a difendere.




In quest’ottica rientra la giornata organizzata dall’associazione Copersamm-Conferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia che il 6 maggio ha chiamato nel roseto del Parco di San Giovanni a Trieste – dove sorgeva il manicomio triestino, dove Franco Rotelli ha fatto piantare le rose per ridare bellezza a un luogo che l’aveva perduta – giovani da tutta Italia per interrogarsi su cosa significa fare salute e fare salute mentale, sul ruolo degli operatori e delle operatrici in una città che cura, sul ruolo della politica, sull’attualità dell’opera di Franco Basaglia e Franco Rotelli. Un primo passo verso – come proponevano Giovanna Gallio, Benedetto Saraceno e Franco Rotelli nel dialogo prima citato – la costituzione di un gruppo o un’assemblea costituente che possa ricollocare al centro della riflessione e del dibattito una serie di questioni irrisolte, interrogativi al tempo stesso pratici e teorici sulla crisi attuale del sistema sanitario e della psichiatria.

Nell’interrogarsi sulla costituzione di questo gruppo si chiedevano se i giovani avrebbero risposto. Allora rispondiamo che sì, come dimostra anche questo numero di Recenti Progressi in Medicina, noi giovani ci siamo e vogliamo far sentire la nostra voce. Noi giovani siamo pronti a toccare la terra, a bagnare le rose, a cambiare le cose.