Recensione.




“Scrivere la scienza”

Quando Carlo Cottarelli ha annunciato a inizio maggio 2023 di voler lasciare il Senato della Repubblica per divergenze sulla linea politica della nuova segreteria del Partito democratico a suo dire troppo “di sinistra”, ha spiegato che sarebbe tornato a fare il proprio mestiere: quello del divulgatore. Tra le due notizie – l’abbandono del seggio senatoriale e la rivelazione sulla professione – quella sorprendente è sicuramente la seconda. Se c’è un mestiere che – a parte le retribuzioni – non sembra soffrire dopo la pandemia è proprio quella del comunicatore. Complici i social media, lo è o si definisce tale una quantità di persone: molte potrebbero imparare qualcosa leggendo il libro di Silvia Kuna Ballero, laureata in Astrofisica che cerca di rendere compatibile l’insegnamento e la comunicazione scientifica da freelance.

È un libro di sole 176 pagine: “sole” perché l’argomento è molto vasto e la stessa autrice non ha rinunciato ad affrontare anche in modo molto sintetico gran parte degli argomenti, delle competenze, delle novità dell’informazione scientifica. Necessariamente, i diversi temi sono risolti in uno spazio contenuto, talvolta lungo non più di una ventina di righe, fornendo comunque a chi legge un’utile panoramica introduttiva.

La prima parte del libro tocca le relazioni tra la scienza e i cittadini sottolineando le opportunità e i rischi della comunicazione che deve – o dovrebbe – fare da tramite tra la ricerca e la società. Chi fa comunicazione è visto come una persona di raccordo tra questi due mondi, come un interprete il più possibile fedele degli obiettivi e dei risultati degli studi condotti, ma capace di raccontarli al pubblico senza rinunciare a un’interpretazione critica. Il libro prosegue con una sezione dedicata all’articolo scientifico, alle sue specificità rispetto alla produzione di testi di altre materie, alle differenze tra media tradizionali e digitali, ai modi migliori per realizzare interviste. In questa parte emerge uno dei tratti distintivi del libro che, non a caso, è pubblicato in una collana intitolata “Scrivere”: è un libro che sembra assegnare una sorta di primato alla scrittura tra le forme di comunicazione. Forse anche perché le modalità di informazione affrontate nella terza e nella quarta parte – social, immagini, video, radio, podcast – difficilmente possono prescindere da un lavoro preliminare che preveda la preparazione di una traccia scritta. Il libro si conclude con un capitolo sulla scrittura di un saggio scientifico che non dimentica di dare anche dei consigli molto pragmatici su come cercare un editore e come proporre l’idea al giusto interlocutore.

L’autrice ha voluto coinvolgere nella preparazione di questa guida alcune persone che lavorano da tempo nella comunicazione scientifica: da Marco Cattaneo a Daniela Ovadia, da Michele Bellone a Beatrice Mautino. “Incursioni” in forma di intervista che alleggeriscono la lettura e che si prestano anche a una fruizione “non consecutiva” delle pagine di un libro che potrà essere molto utile alle ragazze e ai ragazzi che stanno pensando di investire tempo e denaro per seguire una scuola o un master postuniversitario in comunicazione. Se i giovani divulgatori (ma chissà, forse anche il professor Cottarelli…) sono il target ideale, anche chi fa ricerca potrebbe scoprire molte cose (utili) che non sa, migliorando la propria capacità di rapportarsi ai giornalisti. Infine, anche chi lavora nella comunicazione scientifica e pensa “di sapere tutto, ma proprio tutto” potrà trarre qualche vantaggio dalla lettura del libro. Perché l’autrice è riuscita a mettere ordine in un mondo – quello della comunicazione della scienza – che anche a causa delle innovazioni dirompenti negli ultimi decenni appare talvolta caotico e indecifrabile.