Franco Basaglia e la riforma psichiatrica:
una legge per i diritti

Rebecca De Fiore1,2

1Il Pensiero Scientifico Editore; 2Associazione Alessandro Liberati – Cochrane affiliate centre.

Pervenuto su invito il 9 febbraio 2024. Non sottoposto a revisione critica esterna alla direzione della rivista.

«Quando qualcuno è folle ed entra in manicomio
smette di essere folle per trasformarsi in malato»
Franco Basaglia

Riassunto. La legge di riforma psichiatria approvata in Italia nel 1978 – nata anche sull’onda del lavoro di Franco Basaglia – aveva tra le proprie principali finalità la restituzione di dignità e diritti alle persone sofferenti di disagio psichico e la chiusura dei manicomi e di altre istituzioni totalizzanti. In occasione del centenario dalla nascita di Basaglia, è opportuno riflettere sullo stato dell’assistenza sociale e sanitaria non solo nel campo della salute mentale. Infatti, anche i diritti delle donne intenzionate a interrompere una gravidanza, della comunità LGBTQIA+, della popolazione carceraria, dei migranti sono sotto scacco. Se quella guidata da Franco Basaglia in Italia è stata una rivoluzione, non potrà dirsi compiuta finché non saranno restituiti i diritti di cittadinanza a tutte le persone alle quali questi stessi diritti non sono riconosciuti.

Franco Basaglia and the Italian mental health act: a law aimed to restore the rights of citizenship.

Summary. The psychiatric reform act passed in Italy in 1978 – which was born in the wake of Franco Basaglia’s work – had among its main aims the restoration of dignity and rights to people suffering from mental disorders and the closure of asylums and other totalizing institutions. On the centenary of Basaglia’s birth, we must reason on the state of social and health care not only in the field of mental health. In fact, the rights of women seeking for abortion, the rights of the LGBTQIA+ community, the prison population, and migrants are also on the take. If the one led by Franco Basaglia in Italy was a revolution, it cannot be said to have been accomplished until the rights of citizenship are restored to all the people to whom these same rights are not recognized.

La legge 180 è stata rivoluzionaria perché, prima nel mondo, ha aperto le porte dei servizi di assistenza psichiatrica e ha chiuso i manicomi. Ma soprattutto lo è stata perché ha restituito dignità e diritti alle persone che erano rinchiuse, iniziando a vedere l’individuo nella sua interezza e non solo come malato. Anche per questo oggi, in un momento in cui molti diritti conquistati sono sotto attacco, dovremmo guardare e riguardare al percorso compiuto nel nostro Paese riguardo la salute mentale e all’opera di Franco Basaglia1.

Pochi mesi fa si è riaccesa la discussione, anche a livello politico, sulla necessità di riaprire i manicomi, così come purtroppo rischia di non essere lontano il momento in cui saranno riaperti – in una forma o nell’altra – gli ospedali psichiatrici giudiziari. Del resto, i problemi non mancano: la sofferenza mentale è in aumento tra i giovani e non solo e il Governo taglia i fondi; più del 70% dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura ricorre alla contenzione meccanica e tiene le porte chiuse. Qualcosa di non molto diverso da quel che accade a proposito della legge 194, progressivamente svuotata di significato per l’altissima percentuale di personale obiettore di coscienza: in diverse regioni italiane i medici obiettori superano il 60%, fino ad arrivare al Molise in cui c’è una sola struttura dove si pratica l’interruzione volontaria di gravidanza e il tasso di obiettori supera il 90% tra i ginecologi. Nel dibattito pubblico si discute di aborto soprattutto sotto il profilo morale, con la conseguenza che molte donne devono nascondere come una vergogna l’intenzione o la necessità di interrompere una gravidanza. Ancora, nel dibattito parlamentare il fine vita è praticamente scomparso. Ma la messa in discussione, o l’assenza, di diritti non riguarda solo l’ambito sanitario. Alla fine del 2023 è svanita la possibilità di approvazione del salario minimo, così come manca una normativa di contrasto alla violenza e alla discriminazione basata sul sesso, sul genere e sull’orientamento sessuale.

In un momento come questo dovremmo rileggere il pensiero basagliano secondo il quale la clinica non può non intrecciarsi con espressioni di natura politica, sociale, culturale. Dovremmo ripartire dalla convinzione per cui buoni servizi psichiatrici non sono sufficienti se non accompagnati da una comunità accogliente. La cura sul territorio, il coinvolgimento dei cittadini e di realtà di natura sociale sono imprescindibili oggi nell’assistenza delle persone. Così come tutto questo non è sufficiente se non ci sono servizi psichiatrici ospedalieri di qualità. Sono mondi che devono dialogare tra loro.

Ma forse dovremmo fare un passo in più. La rivoluzione basagliana ha avuto successo anche perché è stata capace di ascoltare e di comprendere la realtà. Ed è quello che dovremmo ricominciare a fare oggi. Non possiamo non guardare, e ascoltare, i cambiamenti e i nuovi bisogni della società: non possiamo più costruire salute senza farci carico del dramma dei migranti, delle sofferenze della comunità LGBTQIA+, dei grandi anziani, della popolazione carceraria. In un incontro con Alberta Basaglia, figlia di Franco, nella sua casa di Venezia una sua frase mi colpì particolarmente: «Le rivoluzioni iniziano e continuano perché si trasformano»2. Dunque se la legge 180 è nata per restituire diritti a chi non li aveva, finché ci saranno persone che non li hanno questa rivoluzione non sarà da definirsi conclusa.




Bibliografia

1. Basaglia F. Scritti 1953-1980. Milano: Il Saggiatore, 2023.

2. De Fiore R. Alberta Basaglia: la rivoluzione è cominciata in famiglia. Senti chi parla 2018; 11 maggio.