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Qualche mese fa la bolla medica sui social media è stata il teatro di una discussione animata che ha visto l’uno contro l’altro chi si augurava che i medici più anziani affiancassero i colleghi più giovani e chi, al contrario, stigmatizzava la perdurante occupazione dei ruoli di maggiore responsabilità nel servizio sanitario – soprattutto convenzionato – da parte di clinici che già avrebbero maturato l’età del pensionamento. Un confronto interessante, ricco di implicazioni politico-sanitarie ma anche sociali e relazionali.

Come vediamo dai dati Eurostat1, la percentuale di professionisti più giovani (di età inferiore ai 35 anni) e più anziani (di età pari o superiore ai 55 anni) varia in modo significativo tra i diversi paesi, ma è chiaro che le risorse umane in ambito medico stanno invecchiando rapidamente, con 12 paesi dell’Unione Europea in cui la percentuale di medici di età pari o superiore ai 55 anni è superiore al 40,0% (dati 2022). La Germania ha la percentuale più alta di medici di età compresa tra i 55 e i 64 anni (36,1%), seguita dalla Bulgaria (33,9%) e dalla Lettonia (27,4%), mentre l’Italia registra la percentuale più alta di medici di età pari o superiore a 65 anni (26,7%).

Una revisione sistematica su studi di oltre dieci anni fa ci dice che i medici decidono di andare in pensione tra i 60 e i 69 anni2 e che il carico di lavoro eccessivo e il burnout sono le ragioni del pensionamento anticipato; per contro, si ritarda il pensionamento per problemi economici. Contromisure atte a ridurre l’insoddisfazione professionale e la frustrazione sul posto di lavoro potrebbero favorire la continuazione dell’attività.

Uno studio più recente riferisce che il 50% dei medici in pensione è felice di avere «più tempo libero per dedicarsi ad altri interessi»3. Le donne (21%) sono più propense degli uomini (11%) a ritirarsi per motivi familiari. La pressione sembra essere maggiore nella medicina generale mentre gli anestesisti risultavano gli specialisti più preoccupati di non riuscire a stare al passo delle nuove conoscenze. Ai medici ancora in attività era stato chiesto cosa li avrebbe incoraggiati a rimanere nella professione medica più a lungo ed ecco le risposte: “riduzione dell’impatto della burocrazia legata al lavoro” (citato dal 45%) e “riduzione del carico di lavoro/orario di lavoro più breve” (42%).

La discussione è destinata a proseguire e cercheremo di accompagnarla supportandola con dati e testimonianze.




Bibliografia

1. Eurostat. Medical workforce in the EU: an ageing profession. Disponibile su: https://lc.cx/FdJ8od [ultimo accesso 22 luglio 2025].

2. Silver MP, Hamilton AD, Biswas A, Warrick NI. A systematic review of physician retirement planning. Hum Resour Health 2016; 14: 67.

3. Smith F, Lachish S, Goldacre MJ, Lambert TW. Factors influencing the decisions of senior UK doctors to retire or remain in medicine: national surveys of the UK-trained medical graduates of 1974 and 1977. BMJ Open 2017; 7: e017650.