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2025, Vol. 0, N. 10

Dalla letteraturaGli americani si fidano poco dell’intelligenza artificiale per le informazioni sulla saluteIn un’era in cui l’intelligenza artificiale (IA) permea ogni lato della vita quotidiana, dalla gestione della casa alla finanza, un nuovo sondaggio rivela una certa riluttanza degli americani ad affidarsi alla tecnologia per uno degli aspetti più cruciali: la propria salute.Il sondaggio, condotto dalla KFF, un’organizzazione non profit specializzata in politica sanitaria, getta luce su una crescente diffidenza nei confronti delle informazioni sanitarie generate dall’IA. Pubblicato sul JAMA, lo studio ha coinvolto oltre 2.400 adulti statunitensi, evidenziando come, nonostante la familiarità con questa tecnologia, la fiducia nelle sue applicazioni mediche rimanga sorprendentemente bassa1.Lo studio ha rilevato che circa due terzi degli intervistati hanno avuto interazioni con l’IA, e uno su dieci la utilizza quotidianamente. Tuttavia, solo una risicata minoranza (5%) si è detta “molto fiduciosa” nell’accuratezza delle informazioni sanitarie fornite da queste fonti digitali. Più della metà degli adulti non era sicura se l’uso dell’IA per trovare informazioni sanitarie fosse utile o dannoso. Il resto era diviso equamente tra chi pensava che l’IA avesse un effetto positivo o negativo.Un dato particolarmente interessante emerge dall’analisi dell’utilizzo di chatbot di IA come ChatGPT, Microsoft Copilot e Google Gemini. Mentre il 17% degli adulti li utilizza mensilmente per informazioni sulla salute, la percentuale sale al 25% tra i giovani sotto i 30 anni. Al contrario, solo il 10% degli over 65 si affida all’IA per tali questioni.Il sondaggio rivela anche una sorta di “fiducia selettiva”. Se da un lato gli intervistati si mostrano scettici sull’uso dell’IA per informazioni mediche, dall’altro sono più propensi a ritenerla affidabile per compiti pratici o questioni tecnologiche. La politica, invece, si conferma un terreno minato anche per l’IA, con un livello di scetticismo ancora più elevato.Ma cosa c’è dietro questa diffidenza? Il sondaggio non fornisce risposte definitive, ma gli esperti ipotizzano una combinazione di fattori. La paura di errori diagnostici, la mancanza di trasparenza sugli algoritmi utilizzati dall’IA e la preoccupazione per la privacy dei dati sanitari sono solo alcune delle possibili cause.

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