Recensioni.

“Guerra o salute”

di Stefano Cagliano




Per quanto paradossale, il libro “da leggere presto” di Pirous Fateh-Moghadam può alfabetizzare sul prodotto infausto delle guerre. È un giudizio sincero, avendo appena finito di leggere Guerra o salute, pagine su un argomento del quale conosciamo troppo poco. Sì, perché una sventura delle guerre è che fanno emergere solo la parte direttamente legata al conflitto bellico. Qualche esempio tratto dal libro? La guerra in Vietnam ha causato 10 milioni di vittime locali e 58.196 statunitensi, ma come dimenticare che l’80% delle reclute decedute era di origine afro-americana, tutte con una bassa scolarità, naturalmente?

Le pagine del libro sono zeppe di cifre, di confronti numerici, ricche di citazioni, ma l’impianto è nella sua logica espositiva. Se la guerra ha delle conseguenze, dobbiamo seguirle anche nei suoi effetti – diretti e indiretti – sulla salute, nei danni a lungo termine, nell’impatto del militarismo sulle disuguaglianze sociali, nella questione dei profughi, come pure nel rischio di una guerra nucleare. Tutti capitoli che presentano la vastità estesa del danno bellico che pochi hanno in mente.

E sono stati proprio questi aspetti a guidare Pirous Fateh-Moghadam alla realizzazione del volume. «Il fulcro del ragionamento – cioè – è l’analisi dei conflitti da un punto di vista sanitario».

Solo nell’ultimo capitolo, però, l’autore spiega che, oltre a diffondere le proprie convinzioni con un libro, il suo vero obiettivo è un altro. Quello di realizzare e diffondere un’opera analoga presso università che a loro volta possano funzionare da modello per altre. Gli scenari dovrebbero essere sempre «webinar, seminari, conferenze, articoli su riviste e siti internet», spiega. Chissà, forse sarebbe utile promuovere corsi accreditati di educazione continua su guerra e disarmo anziché su probiotici o integratori.

Di origini iraniane, dopo lunghi anni in Germania, l’autore risiede a Trento, dove lavora presso il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Si occupa dei problemi legati alla guerra e alla pace, per i quali ha scritto per riviste come Epidemiologia e Prevenzione e The Lancet, dove è appena uscito un suo lavoro1.

È una lettura formidabile. Una scrittura “leggera”, documentata, articolata con citazioni storico-filosofiche, da Bertrand Russel a Herbert Marcuse. Forse ci sarebbe stata bene anche quella di Albert Einstein: «Quando la mattina sono disgustato dalle notizie del New York Times penso sempre che è comunque meglio dell’atrocità hitleriana che riuscimmo solo a stento a sconfiggere»2.

Bibliografia

1. Ancona C, Forastiere F, Fateh-Moghadam P. The universal right to health requires peace and rejects war. Lancet 2024: S0140-6736(24)00403-3.

2. Einstein A. Il lato umano. Torino: Einaudi, 1979, p. 77.

“La comunicazione nelle emergenze sanitarie”

di Stefano Cagliano




Innanzitutto gli autori. Cesare Buquicchio, già capo ufficio stampa del Ministero della salute (2019-2022), ora è condirettore di Trend sanità. Cristiana Pulcinelli, giornalista professionista, ha scritto diversi libri divulgativi e le voci “Malattie infettive emergenti. XXI secolo” (2010) e “Pandemie” sulla Treccani1. Diana Romersi, infine, è infodemic manager accreditata dall’Organizzazione mondiale della sanità, giornalista scientifica, scrive per il Corriere della Sera. Anche per l’esperienza degli autori, non possiamo che dare il “benvenuto” a un’opera che con il sottotitolo annuncia che i suoi contenuti sono la “Gestione dell’infodemia e contrasto alla disinformazione come strumenti di sanità pubblica”. Che ce ne fosse bisogno lo notiamo tutti, essendo stati colpiti da un vero e proprio tsunami di informazione. Ma la sostanza del libro è altro, sottolinea l’igienista Caterina Rizzo nella Prefazione. Se la pandemia ha aperto anche la ferita «di comunicare il rischio in emergenza», affrontarne la complessità è diventata una sfida che occorre vincere. Se la distorsione dell’informazione va corretta, occorre un piano, ovvero una strategia. Serve spiegare, in primo luogo, come fare comunicazione e salute e cosa esse siano (quindi: pericolo, rischio e rischio sanitario); poi, studiare la percezione del rischio e, infine, – prioritario per l’Italia – conoscere l’evoluzione storica e le iniziative istituzionali sull’argomento.

Un libro impegnativo, scritto in modo documentato, con alcuni passaggi comprensibili soprattutto da persone addette ai lavori. Ma è un dettaglio, visto il coraggio di autore e autrici nell’affrontare problemi così rilevanti.

Bibliografia

1. Pulcinelli C. Pandemie. IX Appendice, 2015, Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, 2015.