“Corpo, umano”




Il corpo umano è un aggregato di circa 35-40 trilioni di cellule organizzate in differenti strutture funzionali, gli organi. Nel libro “Corpo, umano”, lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi ci accompagna in un viaggio all’interno del corpo umano. L’autore traccia una storia sentimentale della nostra anatomia, attingendo dalla storia dell’arte, dalla letteratura, dalla psicoanalisi e dalla propria autobiografia. Con le spiegazioni della scienza, le immagini dell’arte, le parole della letteratura, nessun organo è trascurato in questa analisi che si divide in tre sezioni: il corpo ricordato, il corpo dettagliato, il corpo ritrovato.

In una intervista, l’autore ha dichiarato: «L’idea del libro è nata quando ho rivisto questo modello anatomico ricevuto in eredità da mio zio cardiologo. Mi ha riportato ai miei studi in medicina, ma anche all’infinità di cose che ci sono dentro un organo: rappresentazioni mentali, storie personali, mitologie». Il lavoro di Lingiardi ci dà la misura di come l’organismo umano, attraverso le sue relazioni con l’ambiente in senso lato (biologico e sociale), debba essere considerato un sistema complesso, dove tutta l’informazione necessaria allo sviluppo, alla vita e al mantenimento della salute è in continua dinamica evoluzione. I diversi apparati e al loro interno i singoli organi svolgono funzioni specifiche, ma cooperano l’uno con l’altro. Il corpo umano è governato da migliaia di sistemi di controllo essenziali per il funzionamento degli organi e per la regolazione dei processi interni. La maggior parte dei sistemi di controllo dell’organismo agisce mediante un meccanismo a feedback negativo, in cui la variazione del parametro da controllare attiva dei meccanismi di compenso, che modificano il parametro in senso contrario, riportandolo al valore originale.

All’insieme ordinato dei sottosistemi che compongono l’organismo umano è preposta una rete di sistemi di controllo, il cui intervento simultaneo regola il flusso di energia e di metaboliti, in modo da conservare immutato, o quasi, l’ambiente interno, indipendentemente dalle modificazioni di quello esterno. Quello dell’autoregolazione degli organismi viventi è un concetto fondamentale formulato alla fine del XIX secolo dal fisiologo francese Claude Bernard, che lo sintetizzò nella espressione di fixité du milieu intérieur. Tutti i sistemi dell’organismo contribuiscono al mantenimento dell’omeostasi, ma il principale centro di controllo è il sistema nervoso centrale.

Un altro aspetto affascinante della estrema complessità del corpo umano sul quale l’opera di Lingiardi spinge il lettore alla riflessione è quello relativo al dualismo tra corpo e mente. Per Cartesio il corpo è res extensa, ovvero sostanza intesa come materia occupante uno spazio. In quanto tale, va distinta da un’altra sostanza, la res cogitans, ovvero la sostanza pensante, quella che si esplica nell’attività del pensiero, e che nel fatto stesso di pensare trova il fondamento della propria esistenza, secondo la formula cogito, ergo sum. Nell’opera di Cartesio, la coscienza non può nascere dalla materia perché rex extensa e rex cogitans, diverse nella sostanza e regolate da principi differenti, non possono essere ricondotte l’una all’altra, né possono essere spiegate l’una con l’altra.

Questa distinzione appare oggi definitivamente superata: il corpo è materia alla pari del cervello, ed è materia costituita da elementi chimici e la composizione e la ricomposizione di questi elementi avviene sulla base di un adattamento continuo e costante all’ambiente che ci circonda in un processo che dura da milioni di anni.

Il concetto di base della psicologia cognitiva, secondo la quale è possibile, studiando il comportamento, inferire costrutti teorici, quali memoria, attenzione, coscienza, ha avuto un enorme impatto sulle neuroscienze. Un esempio è dato dagli studi su pazienti con lesioni cerebrali che presentano dei disturbi di consapevolezza motoria o spaziale apparentemente inspiegabili in base alla nozione di coscienza adottata dal senso comune. Si tratta di soggetti che, nonostante abbiano perso la capacità di movimento di una metà del corpo (emiplegia) o la capacità di percepire e concepire una metà dello spazio esterno (negligenza spaziale), si comportano come se non ne fossero consapevoli.